Come ogni mese, anche in giugno è stata resa disponibile nell’Archivio digitale una nuova annata dei documenti provenienti dal “Fondo archivistico Curia arcivescovile di Milano – Ufficio per le comunicazioni sociali”, precisamente il 2001, penultimo anno dell’episcopato di Carlo Maria Martini.
Tra i vari documenti, tutti consultabili liberamente, proponiamo di seguito l’omelia tenuta il 15 settembre 2001 a Saronno (Va), pochi giorni dopo i drammatici attentati di New York e Washington.
Anche nel buio della notte risplende la luce della fede
Omelia per la camminata delle Sentinelle del Mattino
Questa veglia era stata pensata come momento forte della ripresa del cammino di voi giovani verso il vostro sinodo, che significa appunto un fare strada insieme. Perciò è stato proposto il gesto straordinario di camminare insieme per una intera notte, alla luce delle torce e soprattutto alla luce del brano evangelico che racconta la grande gioia dell’incontro con Gesù risorto dopo una notte di fatica e di delusione. Vi avevamo chiesto di scrutare nel vostro cuore e nel cuore dei vostri amici e compagni per dirci quali sono le ansie di verità, i desideri profondi di umanità, i valori alti, le visioni di un futuro di pace che tutti noi e tutti voi, spesso in maniera inconscia, abbiamo nel cuore. Vi avevamo chiesto di vegliare per tutti noi al fine di riconoscere la voce di Dio che anche nella notte del cuore ci chiama a comportarci come suoi figli e figlie e ad amare tutti come figli di Dio, a vedere tutti come persone che portano nel volto, pur nell’oscurità e nel peccato, il segno dell’amore di Cristo per loro.
Ma negli ultimi giorni una grande oscurità ha invaso i cuori. “È stato – ha detto il Papa mercoledì scorso – un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo”. È stato come trovarsi di fronte a una notte oscura dello spirito, dove hanno prevalso l’odio e la follia omicida, una crudeltà gratuita e un terrorismo portato ai limiti estremi. È stata la notte di una volontà di morte che ha sfruttato le più avanzate risorse tecnologiche della nostra epoca per farne strumenti di massacro e di distruzione. “Dinnanzi ad eventi di così inqualificabile orrore – ha detto ancora il Papa – non si può non rimanere profondamente turbati”.
Camminare nella notte come state per fare ha dunque assunto il significato di un messaggio ancora più profondo e più grave. Quello di chi non vuole lasciarsi vincere dalla oscurità che genera panico e paura, di chi non vuole abbandonarsi a sentimenti di odio che genera rappresaglie e nuove violenze, ma vuole esprimere la certezza che il male e la morte non sono l’ultima parola e che la notte vissuta nella fede anticipa il momento dell’alba e della luce. Vogliamo affermare, come ci ha detto la pagina evangelica, che anche la notte più profonda non fa disperare della presenza del Signore e che là dove si lavora uniti e concordi il Signore si manifesta. Vogliamo che questo cammino delle sentinelle del mattino esprima quei valori di pace, di concordia e di superamento dei conflitti che tutti auspichiamo per evitare nuove catastrofi. Vogliamo che tutto il nostro operare per aiutare i giovani a guardare in alto e a sentirsi protagonisti di un mondo nuovo sia radicato nella preghiera e nella certezza che il Signore è con noi. Là sulla riva di un mare sempre gravido di tempeste, il Signore veglia e si fa sentire presente.
C’è in questi giorni un immenso bisogno di testimoniare tali valori e tale vicinanza a chi soffre tanto. Valori che vengono annunciati con la preghiera e la solidarietà, con la compassione e il pianto, con il silenzio amico e la parola fraterna, ma soprattutto con la certezza che il Signore non è lontano e ha la potenza, se ascoltiamo e mettiamo in pratica la sua parola, di tirarci fuori da una spirale di un crescendo di violenza che potrebbe coinvolgere il mondo intero.
Stiamo vivendo, all’inizio del nuovo millennio, una gravissima crisi dell’umanità. Le persone di buona volontà sono poste di fronte a una tragica sfida, una sfida che si ripresenta purtroppo a intervalli quasi regolari nel cammino della civiltà. Una sfida che l’umanità ha vissuto anche in tempi recenti – dieci anni fa all’epoca della guerra del Golfo – e in decenni precedenti in momenti trepidi della tensione internazionale, come al tempo di Giovanni XXIII e della crisi di Cuba. Emerge cioè la domanda drammatica: come riuscire a spegnere con decisione e fermezza ogni focolaio di terrorismo omicida senza nel tempo stesso moltiplicare e ingigantire le reazioni a catena della violenza e dell’odio? Il Papa nell’udienza di mercoledì scorso, dopo aver espresso profondo dolore per gli attacchi terroristici che hanno insanguinato l’America e la sua partecipazione al lutto di tante famiglie, e dopo aver espresso la sua “indignata condanna” di “così inqualificabile orrore”, ha riaffermato “che mai le vie della violenza conducono a vere soluzioni dei problemi dell’umanità”. Ha proclamato che “se anche la forza delle tenebre sembra prevalere, il credente sa che il male e la morte non hanno l’ultima parola”.
Questo, carissimi giovani e voi tutti che siete in ascolto, ci viene chiesto di testimoniare. Camminando per le strade della Diocesi nell’oscurità della notte ci viene chiesto di far risuonare le parole che la tradizione mette in bocca a san Lorenzo nel momento del suo martirio, riprese dal canto dei mistici spagnoli del cinquecento che avete ripetuto or ora come ritornello: “Questa notte non è più notte davanti a te: il buio come luce risplende”.
Non vincerà il buio della notte, non trionferanno le tenebre della morte se ciascuno di noi, nel vivere quotidiano e nell’ambito delle sue responsabilità all’apparenza magari nascoste e insignificanti, bandirà ogni violenza sia nelle parole sia sentimenti.
Anche nella comprensibile ansia di una legittima difesa e nella giusta volontà di disarmare e scoraggiare ogni possibile atto di terrorismo, sarà importante agire nella ragionevolezza e nel rispetto della complessità dei dati, senza facili semplificazioni di volti del nemico o affrettate creazioni di capri espiatori che possano soddisfare una volontà di rivalsa. La violenza e il terrorismo vanno isolati e disarmati con energia e determinazione, ma proprio per questo non devono essere confusi con contesti culturali, religiosi o etnici molto più ampi e che solo una riduttiva ricerca di bersagli immediati da colpire potrebbe ritenere responsabili diretti di tanta crudeltà.
Pure nel conflitto che insanguina il Medio Oriente occorrerà coraggiosamente e urgentemente mettere mano a iniziative di dialogo e di pace, di sospensione delle ostilità e di moltiplicazione di gesti di mutuo ascolto, isolando ogni volontà di rivalsa che genera soltanto nuove violenze.
Carissimi giovani: in frangenti così difficili e gravi è necessario moltiplicare le preghiere e le suppliche. Concluderemo dunque il nostro momento previo al cammino unendoci alla preghiera che il Papa ha guidato personalmente qualche giorno fa. La faremo precedere da una pausa di silenzio per esprimere il nostro cordoglio per tutte le vittime del terrorismo, per i loro familiari, per i feriti, per tutti coloro che la violenza ha privato dei beni essenziali della vita. La Vergine santissima, madre di misericordia, susciti nei nostri cuori pensieri di saggezza e propositi di pace.