Testimonianze
Le voci di chi lo ha conosciuto e incontrato
Sono qui raccolte le sintesi di alcune videointerviste realizzate dalla Fondazione a numerose personalità che hanno conosciuto, incontrato e lavorato accanto a Carlo Maria Martini e altre testimonianze e ricordi raccolti dopo la sua morte.
Damiano Modena
Martini mi ha insegnato la misericordia e l’umiltà. Non l’ho mai visto giudicare nessuno, e il non giudizio è misericordia, e non l’ho mai visto esprimere tutta la ricchezza che aveva dentro in modo ostentativo.
Enzo Bianchi
Avevo l’impressione di avere davanti un vescovo che era un vero e proprio padre della Chiesa. Vedevo in lui una voce della tradizione, della Chiesa dei padri, della Parola di Dio.
Luigi Melesi
Quel giorno Martini disse al direttore del Carcere di San Vittore: “mi lasci entrare nelle celle, sono tutti uomini, sono tutti amici”. Mi commuoveva questa sua umanità nell’avvicinare anche delle persone che erano considerati dai tribunali colpevoli di reati.
Franco Giulio Brambilla
A sette anni dall’inizio dell’episcopato scrive un testo che si chiama ‘Cento parole di comunione’: è il testo che io amo di più. A partire dalla parabola del seme Martini articola un discorso che è il roveto ardente della sua spiritualità: il seme e il terreno, la Parola e la coscienza. Questa è la modernità di Martini.
Massimo Cacciari
Martini osava, era un costante segno di contraddizione e di provocazione alla coscienza cristiana e a quella di tutti. La sua missione è in questo segno profetico-escatologico. Nessun tratto di arroganza, di supponenza, ma Martini era l’auctoritas, per come si presentava fisicamente e per quello che diceva.
Gustavo Zagrebelsky
Quest’uomo così austero partiva sempre dall’esperienza vissuta, il suo non era mai un gioco di idee o di teorie. Tutto scaturiva dal rapporto tra domande esistenziali e interrogazione di testi sacri, e questa è l’ermeneutica. Forse era questo il segreto del suo carisma.
Angelo Casati
Colpiva la sua lucidità senza sconti né sbavature sui giorni amari e nello stesso tempo la sua fiducia indiscussa. Quasi aveva il sapore di una sfida, una sfida nella potenza del vangelo e nelle imprevedibili insospettate vie dello Spirito, che, era solito dire, arriva prima di noi e opera infinitamente meglio di noi.
Daniela Sangalli
Martini era anche questo, sì, il grande biblista, il Cardinale, il pastore di una diocesi sconfinata, ma anche e soprattutto una persona capace di avvicinarsi ai fratelli con umiltà e di lasciarsi avvicinare, io l’ho sempre sentito vicino… oserei dire anche amico, oltre che padre e maestro.
Ester Abbattista
…e tu, Gerusalemme, cosa dici di Martini? Quando Carlo Maria giunse per la prima volta sulla mia terra era un giovane gesuita fresco di studi biblici e archeologici che desiderava scrutare le mie pietre, i segni della storia tra le mie zolle.
Franco Giulio Brambilla
…il vescovo dev’essere «un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fragilità. Che sa riconoscere i propri errori senza troppe autogiustificazioni. Dunque anzitutto un uomo vero.»
Gianfranco Bottoni
Martini aveva sperato di morire e di essere sepolto nella terra santa a conclusione del suo soggiorno a Gerusalemme… Con squisita delicatezza Rav Giuseppe Laras ha provveduto a procurare terra di Israele da inserire nella sepoltura di Martini in Duomo. Un gesto simbolico bellissimo.
Milena Mariani
La sua parola è stata una parola al tempo stesso potente ma anche capace di inquietare, di risvegliare. Un intreccio che derivava dalle due fonti della sua ispirazione: da un lato la Bibbia e dall’altro la sua formazione gesuitica.